Ecco cosa penso dei NON Survivalisti
Nel corso degli anni, confrontandomi con amici e parenti ho avuto modo di scoprire un bel po’ di cose sui non survivalisti. Maschi o femmine che siano, queste persone presentano alcuni tratti in comune:
- L’ignoranza
- l’egoismo
- la disperazione
- La paura
- L’arroganza
Ignoranza:
Difficile a credersi nell’era post 11 settembre eppure succede ancora. In genere assume la forma del “Qualcuno si prenderà cura di noi” dove quel “qualcuno” si riferisce in genere al governo ma anche alle organizzazioni internazionali e al volontariato.
Egoismo:
Questo è forse il tratto più difficile da superare. La cicala e la formica. La formica lavora per tutta la primavera, l’estate e l’autunno per prepararsi all’inverno mentre la cicala passa tutto il tempo sotto il sole godendosi ogni secondo e pensando che il bel tempo non durerà per sempre. “Non voglio sacrificare il mio benessere di oggi per un possibile tornaconto futuro”. Un simile atteggiamento si traduce spesso nel negare che ci sarà un qualche tipo di emergenza o disastro.
Disperazione:
E’ un aspetto peculiare che mi è capitato di vedere in certi adulti quando ero ragazzo. “Il mondo sarebbe tanto orribile dopo una guerra nucleare che preferisco non sopravvivere”. E’ un osso duro, perché la disperazione non risponde alla ragione.
Paura:
E’ simile alla disperazione ma è più semplice da affrontare perché non implica la totale perdita di speranza. Spesso si ha paura di fare un piano o di parlarne con la famiglia o con il coniuge per paura di scoprire di non avere le risposte alle questioni da affrontare in una situazione in cui è in ballo la “sopravvivenza della propria famiglia”. La verità è che queste risposte non le ha nessuno. L’unica cosa che puoi fare è tenerti preparato. Il resto starà alla tua capacità d’improvvisare quando arriveranno il disastro o il Teotwawki.
Arroganza:
In genere si presenta come “ Non può accadere qui, siamo in Italia” oppure cose del genere accadono solo nel terzo mondo”. In realtà può benissimo accadere qui e in qualsiasi momento. Soprattutto perché la nostra società è interamente fondata sull’uso dell’elettricità e del petrolio. Ecco perché addirittura qui le cose saranno nettamente peggiori. Nei paesi del terzo mondo la gente è abituata a vivere senza e a fare a meno dell’essenziale. Una sospensione dei mezzi che usiamo nella vita quotidiana, tipo l’elettricità, potrebbe causare il panico.
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